Forme e colori come realtà pure: Vasilij Kandinskij e la nascita dell’astrattismo

Si definisce astratta o non-figurativa, l’arte che non riproduce immagini riconoscibili ma ne fà, appunto, “astrazione” (da “ad trahere” = toglier via), per giungere alla forma pura.

La forma pura è un termine ambiguo dato che l’artista non deve necessariamente partire da una realtà e astrarne la forma, ma può anche ispirarsi a immagini mentali che sono già astrazioni. La mancanza di oggetti o di temi leggibili non significa certo mancanza di significati, secondo gli astrattisti la pittura non ha bisogno di riprodurre la realtà, deve anzi cercare una realtà più ampia di quella apparente (per esempio, per dare l’idea di una corsa bastano poche linee o pochi colori in successione).

L’arte astratta nasce ufficialmente nel 1910 con il primo acquarello astratto di Vasilij Kandinskij e si diffuse in Europa. Kandinskij e Franz Marc fondarono poi nel 1911 a Monaco il “Cavaliere Azzurro“, un gruppo il cui nome derivava da un dipinto di K. ma alludeva anche alla spiritualità simboleggiata dal colore azzurro. Esso riuniva artisti quali Macke, Munter, Jawlenskij e Klee desiderosi di rinnovare il proprio linguaggio pittorico.

Tale gruppo  contribuì a diffondere in modo decisivo le ragioni culturali dell’avanguardia mantendendo intenso il rapporto con Delaunay e purtroppo lo scoppio della guerra nel 1914 concluse bruscamente l’azione del gruppo.
In Russia dove già le varie correnti si erano diffuse l’astrazione ebbe 2 diverse declinazioni: il SUPREMATISMO di Casimir e Malevic e il COSTRUTTIVISMO di Tatlin.
In Olanda MONDRIAN e Van Doesburg diedero vita alla rivista “DE STIJL” teorizzarono l’arte astratta come neoplasticismo (nuova forma) ed come esigenza di equilibri tra universale e particolare. L’arte astratta ebbe importanti sviluppi anche negli anni 20 con il BAUHAUS fondato dall’architetto WALTER GROPIUS che puntava a mediare il rapporto tra arte artigianato e produzione indistriale e nella scuola insegnarono molti celebri (Kan., Klee).

L’altro padre dell’astrattismo è Piet Mondrian (1872-1944), a lui  va il merito di aver posto, in maniera radicale il problema dell’espressione astratta sull’arte pittorica. La sua esperienza iniziale è legata a una tendenza realista che verrà presto superata per una ricerca palstica e venata di toni espressionisti.

L’aspetto radicale di M. affiora tramite il filtro della pittura di Picasso, Léger e Braque, il cubismo quindi lo aiutò ad allontanarsi dalla visione soggettiva della realtà ma non ad arrivare verso l’astrazione dato che cmq essi rimasero sempre legati alle forme e ai volumi delle cose senza spezzare il legame tra pittura e realtà. Questo distacco avvenne in Mondrian molto lentamente (“l’albero argentato“), man mano che il richiamo realistico si indebolisce la composizione viene sempre scandita dal ritmo e dal rapporto tra i valori cromatici (“molo e oceano“).
L’arte quindi per M. non deve rappresentare la natura secondo una visione particolare, ma l’esigenza interiore, uguale per tutti, di essenzialità, semplicità e assoluto, solo così l’arte risulta universalmente comprensibile, definita da M. “Neoplastica” ed arriverà a restringere il campo di possibilità visive alla sola linea retta, usando i colori primari: Rosso, Blu e Giallo che rappresentano l’essenza elementare di tutte le variazioni timbriche possibili. Negli ultimi anni, trascorsi a New York, Mondrian animerà con forti vibrazioni interne che fanno eco al frenetico ritmo di Boogie-Woogie cancellando le rigide griglie nere inserendo nuovi colori.

Due slideshow contenenti opere di Mondrian e di Kandinskij:

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